BORSALINO: fare un cappello è un’opera d’arte

Articolo scritto da: Ilaria D'Adamio

FIRENZE PITTI UOMO-

Intervista a Alessandra Maregatti, style director di Borsalino. Un filo di storia ricamato su cappelli, che danno i numeri!

HATS PROTECT IDEAS” questo il titolo della collezione Autunno/Inverno 2012-2013, proposta da Borsalino a Pitti Uomo n.81.

Il brand Borsalino, Antica Casa fondata nel 1857 da Giuseppe Borsalino, continua a sorprendere il pubblico, che ha ancora stampati nella memoria le immagini di Alain Delon e Jean-Paul Belmondo nell’omonimo film cult del 1970.

Dopo aver recentemente lanciato la linea di occhiali OVERSIZE, dimostrandosi brand sempre affascinato dalle nuove sfide, presenta la nuova collezione di cappelli, basata sulla ricerca “della sezione aurea”, un sapiente mix di studio delle proporzioni che strizza l’occhio all’arte contemporanea.

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Alessandra Maregatti, la style director, da noi intervistata, ci ha confermato fin da subito l’interesse del brand Borsalino verso il mondo dell’arte, aspetto dimostrato dal lavoro estenuante di collezionismo e catalogazione dei modelli, curato dalla Fondazione. L’elemento che interessa la casa di moda è la creazione di un archivio storico dell’azienda, da cui poter trarre sempre nuovi spunti per le future collezioni, ma non solo.

La raccolta di pezzi storici nel design del cappello rappresenta un’indagine continua tra i legami che uniscono l’azienda alessandrina, la qualità artigianale portata avanti da sempre e la cultura, che abbraccia 150 anni di storia.

 Tale attività di ricerca getta un ponte tra passato e futuro, diventando la linea guida della strategia aziendale di Borsalino, individuando 3 punti cardine: “Sposiamo arte, storia, moda” afferma la creative designer.

Poi aggiunge: “Fare un cappello è un’opera d’arte! Un capo Borsalino richiede 7 settimane di lavorazione, più di 50 passaggi fatti dall’uomo. Usiamo ancora delle macchine che ha inventato Giuseppe Borsalino, accanto a quelle moderne. In ogni caso si tratta sempre di processi in cui è la macchina ad aiutare l’uomo e non viceversa.

Primato delle idee, dunque e della lavorazione che è tutta manuale.

Capita spesso che partiamo da spunti artistici, quest’anno per esempio abbiamo collaborato con un’artista albanese, Anila Rubiku, a cui la fondazione ha affidato un tema, che lei ha interpretato e da cui abbiamo preso spunto per tutto il resto della collezione.

Si scopre che è l’amministratore delegato stesso a sottolineare l’estrema rilevanza della collaborazione con artisti contemporanei e il valore che questo puo’ apportare alla creazione di moda.

A conferma di ciò basti pensare al “22”, il primo numero che appartiene a questa collezione, che rappresenta le ore di lavorazione necessarie per realizzare il ricamo che decora il cappello HAND-SOME, modello di punta della Capsule Collection, creata appunto dalla Rubiku.

Il tema? Le mani, che ridisegnate sul copricapo, intendono esprimere il potere della gestualità e con essa la manualità che occorre nel realizzare un cappello, come la cura nel maneggiarlo.

Borsalino fa propria così la liason tra arte e moda, come valore aggiunto alla realizzazione di un Made in Italy, che ha in sé l’artigianalità, intesa nel duplice senso, della qualità del lavoro manuale e dell’importanza del disegno che spesso attinge all’idea proposta da un artista.

Chi ha il coraggio di uscire sul mercato in questo modo, ottiene un risultato che sicuramente lo distingue, lo fa uscire dalla massa e gli permette di durare nel tempo, soprattutto.”

Per comprendere il pregio di un Borsalino è fondamentale comprendere la ricerca che vi sta dietro, che punta all’innovazione per la ricerca sui materiali e, come dimostra questa nuova collezione sperimenta le grammature delle fibre, le misure delle taglie, i dosaggi dei colori, le dimensioni delle tese, le proporzioni dei cappelli confrontando larghezza della tesa e altezza del copricapo.

Vediamo un Borsalino che “gioca con i numeri”, sino ad raggiungere “392012”, il modello unisex, piuttosto che “105”, il peso in grammi delle miscele di feltro che rendono effetti materici, o “9”, i cappelli della new collection, che ricalcano le tracce dei cartamodelli e i segni di gesso usati in produzione, “18”, i mm che individuano il perfetto fit del nuovo cappello Size, calibrato sul rapporto che intercorre tra circonferenza esterna ed interna, oppure giungiamo a “5”, i Neri perfetti sviluppati da un mix di nuove miscele e calibrazione dei pigmenti ed infine a “1+2=8”, il nome del gruppo di designer che ha creato Cut the track, il cappello in feltro rasato.

Quando chiediamo alla stilista quale sia il suo personale sentiment per l’arte, lei ci risponde che 3 sono stati i suoi grandi innamoramenti artistici: gli Impressionisti, Van Gogh ed i Dadaisti.

“Più in generale rimango affascinata dalla profondità, da come l’artista riesce a trasmettere il suo sentimento in quel momento. Resto ferma di fronte a quei quadri in cui non riesco a leggerla.”

E’ un caso che gli artisti che cita la nostra intervistata, facciano tutti parte del filone di studio sulla resa della luce attraverso il tocco di colore?

Alla domanda, la stilista pare rendersi conto di un legame, di cui pareva non avere consapevolezza fino a quel momento, probabilmente perché connaturato ormai nel suo bagaglio personale di creativa:

Effettivamente ho sempre amato il colore e la matericità di questo tipo di pittura. Ah sì, ha ragione! E’ ciò che riporto addirittura nel lavoro sui cappelli ogni giorno”.

 

Ilaria D’Adamio

pubblicato su Artitude.eu il 16/01/2012

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