BALLANTYNE – “Arte? Semplice! E’ la vita”
Articolo scritto da: Ilaria D'AdamioFIRENZE PITTI UOMO
Intervista a Yossi Cohen, art director di BALLANTYNE. Arte e moda vivono nella quotidianità:espressione di emozione pura.
Ballantyne a Pitti Uomo n.81 veste il suo stand di una visual preview della nuova collezione Autunno/ Inverno 2012-2013, che debutterà ufficialmente sabato 14 gennaio al Milano MODA UOMO 2012.
Nessuna anticipazione è concessa pertanto, ma la presenza in fiera di Yossi Cohen, art director di Ballantyne, non ci ha permesso di evitare le domande che un artista merita.
Cashmere di alta qualità, questo il brand esclusivo che Ballantyne incarna e che non ha bisogno di presentazioni.
Basti ricordare l’originale divisione della collezione Primavera/Estate 2012, presentata allo scorso Pitti UOMO, in “quattro label”, ognuna specchio di un diverso carattere e quindi di un diverso stylwear.
Nacquero così White Label Ballantyne, che poneva l’accento sulla qualità assoluta, contraddistinta da una cura maniacale dei particolari. Ballantyne Travel, per un raffinato globetrotter, Ballantyne Heritage, rivisitazione del tema vintage che riportava ai capi esclusivi di una Scozia, in cui affonda le radici, sino all’elegante mondo del golf rappresentato da Ballantyne 1921.
Chissà probabilmente tutti mood che YOSSI COHEN, deve aver sperimentato personalmente, vista la sua naturale propensione a catturare elementi di artisticità, esperendo la vita.
Yossi Cohen ci svela di essere nato nella scultura e nella pittura, la moda è uno step che è venuto in seguito: “Per cui per me l’arte esiste ovunque!”.
Egli afferma di trarre ispirazione da tutti gli elementi rintracciabili nella società e nell’esistenza all’interno e attraverso la società.
“L’arte rappresenta la nostra visione di chi siamo e di come vediamo il mondo. In questo l’arte fa parte della quotidianità.”
Ci domandiamo allora, quale aspetto della quotidianità possa colpirlo e Cohen non esita un attimo: “Per me l’arte è naturale. Io la vivo, dunque è difficile dire cosa mi influenza di più, dato che fa parte del mio essere. Non saprei dire se influenza di più il mio essere stilista o il mio essere creativo, sicuramente lo fa come persona. Io vedo l’arte dove la trovo, senza cercarla.”
Il pubblico tende a considerare arte e moda come due discipline, afferenti ad ambiti distinti, lei cosa ne pensa?
“Questo dipende da come si definiscono rispettivamente arte e moda. Se per arte si intende solo “quella che sta nei musei” allora sicuramente sono diverse, perché la moda segue meccanismi differenti.”
Grazie al lavoro svolto dai grandi artisti delle Avanguardie storiche agli inizi del secolo, il concept di arte dovrebbe essersi allargato. L’eredità di questi grandi maestri non è forse l’averci fatto capire che l’arte è qualcosa di astratto, che è in grado di utilizzare tutti i linguaggi possibili per comunicare un messaggio che arriva direttamente allo spettatore, senza la mediazione di categorie di comprensione razionale?
Quindi anche la moda, come attività che prevede un importante momento di brain storming creativo, non potrebbe essere vista come disciplina artistica?
“Io sono per una definizione della moda molto più semplice. E’ l’espressione di una visione di una persona, o di un brand, del presente, della vita di tutti i giorni. Secondo me anche l’arte fa questo. L’arte è un’espressione pura, quindi è complicato (inserirla in categorie)… Personalmente io definisco il mio lavoro solo espressivo.”
Parliamo di arte contemporanea, lei ha degli artisti di riferimento?
“Non è semplice dirlo. Per esempio sono tornato recentemente da Israele, dove ho visitato una exhibition di giovani artisti. All’interno della mostra collettiva, c’erano anche artisti di strada, mi è molto piaciuta. Quindi non è un discorso di fare un nome, bensì potrei dire è una questione di persone che mi danno qualcosa, che mi fa muovere (interiormente). Questo puo’ venirmi sia da coloro che oggi sono considerati artisti, ma che appartengono al passato, che dall’artista sconosciuto. Sarebbe altrimenti una categorizzazione eccessivamente limitativa, o ciò che io chiamo il lato commerciale dell’arte. Quindi perché fare un nome?!”
Nel frattempo scopriamo che Yossi è un colto collezionista, attività che lo affascina e chiedendogli il perché, ci risponde che prova piacere a possedere le opere che lo fanno “vibrare dentro” e così poterle condividere con le persone care nella sua sfera intima. Per l’azienda non esiste ancora una vera e propria collezione di arte, cosa che non esclude possa crearsi in futuro.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente collaborazione di famosi brand di moda con giovani artisti e designer, gli chiediamo cosa ne pensa.
Cohen ci mette subito in guardia e ci fa capire di diffidare: “ Stiamo attenti, un conto è il visual che è comunicazione che non ha niente a che vedere con (il concetto di) espressione (che intendevo poco fa). Per me l’arte è una visione dell’essere nella sua visione. La comunicazione, sì, si puo’ essere più o meno bravi, ma ha un approccio diverso!”
Cohen ci conferma che l’arte ha la caratteristica di essere universale, anche se la sua ricezione è soggettiva. La comunicazione ha una mission un po’ diversa ed ha a che fare con parole come “target” e numeri.
Poi riprende il discorso sul suo viaggio in Israele e aggiunge: “In Israele sono tornato a fare quello (di cui mi occupavo) molti anni fa e che da tempo non avevo più fatto: il disegno di nudo femminile. Quella è arte, l’espressione di ciò che si “vede” in quel preciso momento. Ovvio c’era una modella, ma io in quel momento ero interessato all’espressione della matita. Comunque questo è poi molto soggettivo.”
Pare che l’arte per Yossi Cohen sia rintracciabile in un momento di trasmissione continua tra interno ed esterno, una sorta di fluire, che, per non essere alterato dal ricordo, viene cristallizzato. Un istante, quasi “sacro”, d’indescrivibile e ricca bellezza.
Attimi che come perle vengono tratti dalla realtà e di cui Yossi Cohen riesce a porsi in ascolto:
“Questo accade anche quando vedo un bambino disegnare. Quando vedevo mia figlia piccola disegnare e diceva “Ecco la casa”. Io vedevo la casa, anche se non c’era proporzione nel disegno, l’espressione stava nella visione che mi tratteggiava…” Il suo racconto del mondo.
Il creativo di Ballantyne vive nell’arte, mondo a cui appartiene per formazione, sentire e forma mentis. Una mente aperta, globetrotter, in cui l’espressione artistica si connota a 360°.
Questa dimensione non puo’ che influire sul suo lavoro di stilista, perché propria del bagaglio culturale della persona. Questa si traduce in sperimentazione continua anche nel suo lavoro? – domandiamo.
“Certo altrimenti non ci sarebbe più niente. Per me quando una stagione è finita, sto già pensando alla prossima. Ci metto la parola fine e sono di nuovo libero di andare avanti, di farmi colpire da nuovi input, dati dall’incontro con nuove persone, luoghi, sensazioni. Quando, infatti, questo lavoro comincerà a diventare troppo sistematico, forse cambierò mestiere e farò altro!”
Chiediamo infine se Ballantyne potrà avvalersi della collaborazione di giovani artisti per la creazione delle collezioni, per sottolineare il binomio ARTE e MODA.
Cohen, riprendendo l’argomento già introdotto, non lo esclude, ma “Io sono un po’ riservato su questo, perché ogni cosa troppo dichiarata, diventa marketing. Dove c’è la verità, la vera ricerca, lì risiede l’arte. Ho un grande rispetto per l’arte. E’ comunque interessante mischiare e soprattutto sperimentare quando ci sono menti giovani. Ci dimentichiamo troppo spesso della loro visione, almeno in Europa. La forza del futuro della cultura nazionale sono i giovani. Quindi quando si tratta di sperimentare con loro, trovo che siano tentativi bellissimi, anche nella moda.”
Yossi Cohen. Disegno, progetto, arte, street art, moda: un’unico comune denominatore. Pura espressione dell’individuo.
©IlariaD’Adamio
Pubblicato su Artitude.eu il 17/01/2012
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